mercoledì 19 dicembre 2007

Non è fantascienza, purtroppo.

Ho scoperto che in America…

A tutt’oggi il sistema abortivo più adottato nel secondo trimestre di gravidanza è metodo “Dilatazione ed Evacuazione” (D&E) : l’utero viene allargato di una apertura appena sufficiente a inserire i ferri che estraggono il feto a pezzi, dilaniandolo. Normalmente si richiedono dai 10 ai 15 passaggi per la totale evacuazione.

Un altro metodo, detto "aborto a nascita parziale" , rispetto al metodo D&E presenta il vantaggio di estrarre il bambino ancora intero dall’utero: si provoca il parto tirando fuori il bambino dai piedi lasciando dentro solo la testa, si perfora il cranio e un catetere ne aspira il contenuto finché la testa intera implode su se stessa ed esce più facilmente per via della riduzione del suo diametro.
Questa procedura è stata eseguita migliaia di volte l’anno in molti ospedali statunitensi, su bambini oltre il quinto mese (quindi anche sesto, settimo…) fin quando nel 2003 una legge apposita ne ha vietato la pratica. Tale legge, detta Partial-Birth Abortion Ban Act, è stata peraltro oggetto di numerosi attacchi: diversi giudici, ritenendo la legge incostituzionale, hanno emanato nella loro giurisdizione delle ordinanze che in pratica hanno consentito di aggirare il divieto.
Il 18 aprile 2007 la Corte Suprema, per fortuna, ha respinto tutti i rilievi di incostituzionalità levati contro il Partial-Birth Abortion Ban Act.

Esisteva anche il metodo born-alive abortion, "aborto del nato vivo" : in caso di un aborto fallito, per tutelare il diritto della donna all’aborto, il bambino nato vivo veniva lasciato morire senza assistenza sanitaria.
I casi accertati di born-alive abortion hanno spinto il governo Bush a elaborare una federal born-alive infants protection law, che è stata approvata dal Congresso ed è entrata in vigore nel 2002.

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